
«Grazie a tutti i romani. Ora dobbiamo liberare il Campidoglio da una politica oscura. Cambieremo tutto». Esulta Ignazio Marino: sarà il candidato sindaco del centrosinistra per il Campidoglio. Genovese di nascita ma romano d’adozione, il senatore Pd ex-chirurgo ha prevalso alle primarie, con oltre il 50% dei consensi.
Nonostante l’apertura ai sedicenni e agli stranieri residenti, modesta l’affluenza alle urne: poco più di 100mila votanti, a testimonianza di una competizione che non ha calamitato l’attenzione dei romani. Basti pensare che, al primo turno delle primarie per il candidato premier, nella Capitale avevano votato 175mila persone. Anche ieri inoltre numerose polemiche sulle “truppe cammellate” ai seggi.
Ultimo a scendere in campo, Marino è stato capace di attrarre il voto di opinione, oltre che i consensi dell’ala zingarettiana e dei bettiniani del Pd e di Sel. Gli elettori hanno premiato la sua proposta politica orientata a sinistra ma non ingabbiata nel solo Pd, che alle comunali potrebbe drenare il voto grillino in Campidoglio. Marino ha costruito la sua vittoria soprattutto nei seggi del centro storico, a Garbatella, al Tuscolano. «Daje Ignazio» commenta a caldo Zingaretti.
Nonostante una lunga campagna elettorale, Sassoli invece ha pagato una candidatura troppo ancorata alle correnti di partito, dietro di lui dalemiani e popolari. La terza piazza va al renziano Paolo Gentiloni, a conferma che nella Capitale il leitmotiv della rottamazione non sfonda. Seguono Gemma Azuni, Patrizia Prestipino e Mattia Di Tommaso (Psi). In giornata i risultati dei candidati alla presidenza di Municipi. Polemiche tra i militanti Pd, a conferma di un Pd romano sempre più balcanizzato, con denunce di irregolarità dai comitati di Gentiloni e Azuni. Ma a destare scalpore è il post sui Twitter della dirigente renziana Cristiana Alicata: «Le solite incredibili file di Rom, quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica, sono voti comprati».
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