SPACCATURA. Fino all'ultimo il Pd ha cercato di far arrivare a piu' miti consigli i montiani, infuriati dopo lo stop alla candidatura di Mario Monti al Senato, per offrire a Scelta Civica la presidenza di Montecitorio. Troppo rischioso, con numeri cosi' stretti al Senato, sarebbe perdere la sponda dei centristi in caso di fiducia al governo. Ma il leader Pd ha rischiato e, alla fine di un'altra giornata di alta tensione al Senato tra i timori per l'asse, poi rientrato, tra Pdl-Scelta Civica, e le scelte del M5S, e' uscito rafforzato e su una strada che la stessa Anna Finocchiaro vede ''piu' larga verso il governo''. Dimostrando, rivendica l'altro candidato che ha fatto un passo indietro, che ''non mettiamo mai le aspirazioni personali davanti agli interessi generali''. Bersani e' rimasto spiazzato davanti a quella che ha definito, parlando con i senatori dem, un ''disimpegno sorprendente'' del premier. Ma a quel punto ha preferito evitare di fare il gioco della torre, scegliendo chi, tra Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, avrebbe dovuto rinunciare al ruolo. ''Non possiamo permetterci di tenerci entrambe le Camere e al tempo stesso non fare scelte di rinnovamento'', e' stata la linea di Bersani, condivisa in pieno dai 'giovani turchi' che battevano per il rinnovamento e che trova l'approvazione, insolita nell'ultima settimana, di Matteo Renzi.
M5S SI SPACCA. L'elezione dei presidenti di Camera e Senato segna la prima battuta d'arresto della strategia grillina impostata sulla propria autosufficienza e sul rifiuto a priori di qualsiasi compromesso di 'Palazzo'. Alla prima prova del voto, infatti, la compattezza 'anti-inciucio' dei Cinque stelle ha mostrato anche le prime falle travasando verso il candidato del Pd i voti necessari per la sua elezione al Senato. Tutto motivato, successivamente, e ampiamente spiegato. Ma che contrasta con la linea della durezza mantenuta alla Camera dove, rifiutando qualsiasi dialogo con il Pd, ha visto i grillini perdere la corsa verso la presidenza di Roberto Fico a favore della deputata di Sel, Laura Boldrini. A spaccare la tenuta della linea del gruppo e' stato il rischio di vedere trionfare Renato Schifani a palazzo Madama. Dove il M5S avrebbe voluto mantenere l'equidistanza dagli sponsor dei candidati in ballottaggio perche', come dice Crimi, il M5S non doveva essere ''la stampella di nessuno''.
IMBARAZZO. Eppure il gruppo non ha retto: una tesissima riunione tra i senatori evidenzia tutto l'imbarazzo di molti degli eletti a doversi piegare sulla linea del partito mentre da fuori aumentano le pressioni, anche via Twitter, di chi sottolinea con ironia come il M5S non riesca a scegliere tra un ''ex procuratore nazionale antimafia e l'altro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa''. L'incontro tra senatori, convocato d'urgenza dopo una lunga telefonata del capogruppo Vito Crimi (non si sa con chi), viene tenuta al riparo da quelle 'dirette streaming' che il movimento indica come modalita' standard del percorso decisionale a 5 Stelle e, ovviamente, dalle orecchie dei cronisti. Le voci si alzano, sono concitate. Viene contestata la linea, quella di rimanere fermi sulla loro intenzione di voto, dettata da Crimi, si fa notare, ancora prima che si aprisse il dibattito. C'e' un gruppo di senatori, soprattutto i sei eletti in Sicilia, che non ci sta: '' Se vince Schifani quando torniamo in Sicilia ci fanno un mazzo cosi'...'', avverte uno di loro ed anche il senatore Bartolomeo Pepe pubblica su Fb un post che sembra un vero e proprio appello alla liberta' di voto. ''Borsellino ci chiede un gesto di responsabilita''' scrive parlando del fratello del magistrato, ora vicino alle posizioni del M5S. Vito Petrocelli se ne va sbattendo la porta.
VOTAZIONI. Si vota; ma questa volta l'unanimita' e' solo un ricordo delle 'prove' dei giorni precedenti. Il candidato presidente Luis Alberto Orellana poi spiega: ''voteremo scheda nulla o bianca''. Alla fine Pietro Grasso viene eletto con un ampio margine di voti e gli stessi senatori M5S ammettono ''alcuni di noi lo hanno votato. Ma non dite che siamo spaccati''. Bartolomeo Pepe commenta: ''siamo persone libere. Il nostro voto e' coerente con l'articolo 67 della Costituzione''. Anche Crimi ne prende atto: ''la stragrande maggioranza ha tenuto la linea. Probabilmente qualcuno non se l'e' sentita di vedere eletta una persona come Schifani. Dentro l'urna il voto e' segreto e qualcuno ha agito secondo coscienza''. E qualcun'altro ne approfitta invece per girare il coltello nella ferita: '' ecco servito l'inciucio Bersani, Vendola e Grillo. Questa - ironizza il pidiellino Maurizio Lupi - e' la nuova politica!! Adesso aspettiamo le dimissioni di Grillo''.
IRA GRILLO. "Nella votazione di oggi per la presidenza del Senato e' mancata la trasparenza. Il voto segreto non ha senso, l'eletto deve rispondere delle sue azioni ai cittadini con un voto palese. Se questo e' vero in generale, per il MoVimento 5 Stelle, che fa della trasparenza uno dei suoi punti cardinali, vale ancora di piu'. Per questo vorrei che i senatori del M5S dichiarino il loro voto". Cosi' sul blog di Beppe Grillo, dopo il voto per la presidenza del Senato. "Nel 'Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento' sottoscritto liberamente da tutti i candidati - prosegue il blog di Grillo - al punto Trasparenza e' citato: - Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S. Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze".
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